Abstract
The village of torn hearts
The archive of the former Psychiatric Hospital “San Niccolò”, in Siena, preserves, among the many thousands of folders, traces of madness driven by war, that is of those psychoses determined by the dramatic experience of the life on the front dur-ing WWI. Psychiatry, as a branch of medical knowledge, claimed and took upon itself curative and care practices in the mental hospitals in the immediacy of the war zone and then managed them in the wider network of mental hospitals behind the front and throughout Italy. But the official psychiatry of that historical moment was also strenuously committed to supporting the reasons for the war, including proposing the thesis that the psychotic crises were only revealing of previous hereditary defects, in the minds and bodies of the soldiers who were incurring them. A knowledge/ power aligned to bellicose reasons, anticipating racist arguments and pro-eugenics positions, manages in the ordinary daily life of the asylum far away from the front, lives of peo-ple who will remain marked by war, failing, in the vast majority of cases, to return even a minimum historical record. The individual truths of the massacre, silenced by the rhetoric regarding the Great War, re-emerge, if read and heard in the regime of their bureaucratic management, from the folders of the great asylum village, where the psychiatric patients of the war were hosted, those who, without being dead, would not return as heroes.
Il villaggio dei cuori straziati
L’archivio dell’ex Ospedale Psichiatrico “San Niccolò” di Siena conserva , tra le molte migliaia di cartelle, le tracce della follia di guerra, ovvero di quelle psicosi determi-nate dalla drammatica esperienza del fronte, nella prima guerra mondiale, che la psichiatria, come branca del sapere medico, rivendicava e avocava alle proprie cure, nei manicomi in zona di guerra per poi gestirle nella rete più ampia dei manicomi delle retrovie e del territorio nazionale. Ma la psichiatria ufficiale di quel momento storico sarà anche strenuamente impegnata a sostenere le ragioni della guerra, fino a propendere per la tesi che le crisi psicotiche fossero solo rivelatrici di tare precedenti, nella mente e nel corpo dei soldati che vi incorrevano. Un sapere/potere allineato alle ragioni belliciste, anticipatore di argomenti razzisti e di posizioni filo-eugenetiche, gestisce nella ordinaria quotidianità del manicomio lontano dal fronte, vite di per-sone che resteranno marcate dalla guerra, senza riuscire, nella grande maggioranza dei casi, a restituirne anche un minimo racconto. Le verità individuali del massacro, ridotte al silenzio dalla retorica sedimantata sulla Grande Guerra, riemergono, se lette ed ascoltate nel regime della loro gestione burocratica, dalle cartelle del grande villaggio manicomiale, dove furono accolti coloro che non seppero né morire né tornare da eroi.