Situare la disabilità L’“interpretazione efficace” come possibile terreno operativo dell’antropologia nei contesti sanitari
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Come citare

Pistone, F. (2019). Situare la disabilità L’“interpretazione efficace” come possibile terreno operativo dell’antropologia nei contesti sanitari. AM. Rivista Della Società Italiana Di Antropologia Medica, 20(47-48). Recuperato da https://www.amantropologiamedica.unipg.it/index.php/am/article/view/424

Abstract

Situating disability. “Interpretation efficiency” as an operational basis for anthropology within healthcare situations

We discuss a research proposal aiming at studying descriptive and performative acts in the everyday experience of a ASL Disabled Service in Rome. This proposal can be situated at the intersection of ethnographic action (necessarily critical-reflexive) and the process of construction of disability. We focus in particular on the social utility that this research should produce by connecting “persons with disability” with the epistemological and historical horizon of therapeutic and rehabilitative devices inscribed in the bodily practices of territorial healthcare. We suggest in particular to look for an interpretative calibration of healthcare competences with the goal of suggesting new training needs and promoting the elaboration of a cultural code in which to situate oneself and one’s own activity.

Situare la disabilità. L’“interpretazione efficace” come possibile terreno operativo dell’antropologia nei contesti sanitari

La ricerca mira all’analisi degli atti descrittivi e performativi nell’esperienza quotidiana di un Servizio Disabili ASL di Roma. Tale analisi si situa nell’intersezione dell’azione etnografica (necessariamente critico-riflessiva) col processo di costruzione della disabilità. Ci si concentra in particolare sull’uso sociale che questa ricerca dovrebbe produrre collegando le “persone con disabilità” all’orizzonte epistemologico e storico dei dispositivi terapeutici e riabilitativi propri delle pratiche corporee della sanità territoriale. Si evidenziano quindi fabbisogni formativi inespressi a favore di una calibrazione interpretativa delle competenze sanitarie verso un codice culturale in cui situare se stessi e la propria attività.

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