Abstract
Health and substitution. Some considerations between Ernesto de Martino and Emmanuel Levinas. Can we theorize an anthropology of deviance?
The present work is designed to consider some elements and synergic theme pairs, at the border between Philosophy and Cultural Anthropology. The relationship health/deviance is problematic, backward to «tradition», in our secularized and relativism-oriented world. From another perspec-tive, one can consider the vanishing of ethics of personal encounter with Others – ac-cording to Levinas – as appears so often in social network’s communication. Through the connections between the thought of Emmanuel Levinas and that of Ernesto de Martino, the role of Cultural Anthropology could be find in subverting the perspective on deviance, showing psychopatological risks of individualization and solitude in the virtual reality of social media; highlighting the loss of meaning inherent in this kind of communication. Where people tends to lose the real relationships of solidarity and substitution (taking someone’s place, act for others). Humanitarian crisis of refugees could be considered as a crisis of hospitality, and reflects – like a sort of deviance – the denial of the Other.
Salute e sostituzione. Alcune considerazioni tra Ernesto de Martino e Emmanuel Levinas. Può essere teorizzata una “antropologia della devianza”?
L’obiettivo di questo contri-buto è mettere in evidenza alcuni elementi e coppie tematiche che possono entrare in sinergia, in una interlocuzione al confine tra Filosofia e Antropologia Culturale. Il rapporto salute/devianza appare problematico e rivolto al passato, alla “tradizione”, nel nostro mondo secolarizzato e orientato al relativismo. Da un’altra prospettiva appare però questo rapporto, se consideriamo l’eclissarsi dell’etica dell’incontro vis-a-vis con l’Altro – così come era stata pensata da Levinas – nelle pratiche di comunicazione dei social networks. Attraverso i nessi tra il pensiero di Levinas e quello di Ernesto de Martino, può essere compito dell’antropologia rovesciare la prospettiva sulla devianza: mostrando i rischi psicopatologici dell’isolamento degli individui in una rete quasi esclusivamente virtuale di comunicazione e delle corrispondenti “perdite di senso” che ciò comporta. Un modo di comunicare che di fatto tende ad allontanare le persone dagli incontri e dalle relazioni concrete di solidarietà e sostituzione (mettersi al posto di, agire per Altri). L’attuale crisi umanitaria, intesa come crisi di un’antropologia dell’accoglienza riflette, come una forma di devianza, questa negazione dell’Altro.