Abstract
Look at yourself at the window. A narrative-autobiographical therapy for the cognitive stimulation of an Alzheimer’s patient
This article describes an ethnographic study conducted at a private residence that welcomes elderly people with Alzheimer’s or other neurodegenerative diseases. Implementing a qualitative method combining participant observation and in-depth interviews, we focused on the narration of life stories and the interpretation of the triadic relationship between a guest, his daughter and the psychotherapist. The non-pharmacological treatment in which the woman is involved, received particular attention. This treatment includes a technique of cognitive and mnemonic stimulation making extensive use of the autobiographical reagent. This is the so-called “window therapy”, an innovative device composed of an electronic screen built like a window looking outside. Once the window is open, images of different landscapes are projected onto the screen; thus, the memory of the patient’s life is fragmentarily stimulated. This technique is underpinned by the belief that subjectivity slows the progress of cognitive impairment, despite the symbolic and cultural model that circumscribes the disease within the rhetorical and narrative framework of the loss of self. In this context the unique nature of a mother-daughter relationship emerges, in which mutual recognition sustains the memory of their shared history.
Guardar-si alla finestra. Una terapia narrativo-autobiografica per la stimolazione cognitiva di una paziente Alzheimer
L’articolo presenta il resoconto di uno studio etnografico condotto presso una residenza privata che accoglie anziani affetti da Alzheimer o altre malattie neurodegenerative. Privilegiando un metodo qualitativo che coniuga osservazione partecipante e interviste approfondite, ci siamo concentrati sulla narrazione delle storie di vita e sull’interpretazione della relazione triadica tra un’ospite della residenza, sua figlia e la psicoterapeuta. Un’attenzione particolare è stata rivolta al trattamento non farmaco-logico della paziente. Quest’ultimo comprende una tecnica di stimolazione cognitiva e mnemonica facente largo uso del reattivo autobiografico. Si tratta della cosiddetta “terapia della finestra”, un dispositivo innovativo composto da uno schermo elettronico costruito come una finestra che dà sull’esterno; una volta che la finestra viene aperta, sullo schermo vengono proiettate immagini di diversi paesaggi che stimolano il ricordo di frammenti della vita del paziente. Tale tecnica si fonda sulla convinzione che la soggettività resista al progredire del deterioramento cognitivo, a fronte di un modello simbolico e culturale che invece circoscrive la malattia entro la cornice retorica e narrativa della perdita del sé. In questo quadro prende forma l’eccezionalità di una relazione madre-figlia in cui il riconoscimento reciproco mantiene vivo il ricordo della loro storia condivisa.