Abstract
The “vitalism” of François Xavier Bichat. A new reading
The traditional reading of the birth of scientific physiopathology has a very linear genealogy, which goes from the works of Giovan Battista Morgagni, in mid-eighteenth century, at those of Francois Xavier Bichat in the end of that century to those of Rudolf Virchow in the mid nineteenth. In a hundred years, thus it moves from the organ’s study to the tissue and finally to that of the cell, a movement to a closer examination toward the smaller that historians do coincide with the advancement of scientific knowledge. Contrary to the manuals that present Bichat as the founder of histology, this work documents that its scientific program was focused on building a medicine that covers the location of the disease within a systemic physiological framework. Contrary to epistemological thesis that puts Bichat in limbo of the transition between non-science and science, this paper documents the strong scientific connotation of the research program of the French scholar. In fact, identify Bichat with vitalism, as proposed by the classical reading of Georges Canguilhem, is possible only if we ignore the feedback of his works. From the published texts, to the preparatory notes for his lectures on physiology, which we account, emerges a scientific and rigorous program that is conscious of the limits to knowledge and equipment of his time, and works on an overcoming of the medical tradition both mechanistic and vitalist, as part of a cultural renewal which must also involve philosophy, of which the protagonists are the médecins philosophes, organized in the Société médicale d’émulation, founded by J.L.G. Cabanis andBichat himself.
Il “vitalismo” di F.X. Bichat. Una nuova lettura
La tradizionale lettura della nascita della fisiopatologia scientifica presenta una genealogia molto lineare, che va dai lavori di Giovan Battista Morgagni, a metà Settecento, a quelli di François Xavier Bichat alla fine dello stesso secolo, fino a quelli di Rudolf Virchow a metà dell’Ottocento. In un centinaio d’anni, si passa così dallo studio dell’organo a quello del tessuto e infine a quello della cellula in un movimento di approfondimento dello sguardo verso il sempre più piccolo che gli storici fanno coincidere con l’avanzamento della conoscenza scientifica. Contrariamente alla tesi manualistica che presenta Bichat quale fondatore dell’istologia, il presente lavoro documenta che il suo programma scientifico era centrato sulla costruzione di una medicina che contempli la localizzazione della malattia in un quadro fisiologico di tipo sistemico. Contrariamente alla tesi epistemologica che pone Bichat nel limbo della transizione tra non scienza e scienza, questo lavoro documenta la forte connotazione scientifica del programma di ricerca dello studioso francese. In realtà, identificare Bichat con il vitalismo, come è proposto dalla classica lettura di Georges Canguilhem, è possibile solo se si prescinde da un riscontro puntuale delle sue opere. Dai testi pubblicati, fino agli appunti preparatori delle sua lezioni di fisiologia, di cui diamo conto, emerge un programma scientifico di grande rigore, che, conscio dei limiti conoscitivi e strumentali del suo tempo, lavora a un superamento della tradizione medica sia meccanicista sia vitalista, nell’ambito di un rinnovamento culturale pro-fondo che deve necessariamente coinvolgere anche la filosofia, di cui sono protagonisti i médecins philosophes, organizzati nella Société médicale d’émulation, fondata da J.L.G.Cabanis e dallo stesso Bichat.