TáV gunaikei`a. Il sangue femminile tra medicina antica e tragedia
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Come citare

Volpe, G. (2003). TáV gunaikei`a. Il sangue femminile tra medicina antica e tragedia. AM. Rivista Della Società Italiana Di Antropologia Medica, 8(15-16). Recuperato da https://www.amantropologiamedica.unipg.it/index.php/am/article/view/163

Abstract

TáV gunaikei`a. Female blood in antique medicine and tragedy

Anthropologic literature provides evidence that numerous societies show great interest in the corporeal excretions and secretions of their members in terms of meaning, opportunity and suitability of the manifestations. Such interest is even more apparent with regards to female genital menstrual and lochi secretions that, on account of their regularity and the specific type, constitute a formidable biological support to the symbolic production of human cultures. On the face of the evidence, classical Greek culture was an exception to this trend, if one excepts the Corpus hippocraticum medical treatise. In order to explain these circumstances, it is not enough to bring the “specialist” nature of the medical texts into play, if one takes the close relationship with Hyppocratic medicine and the rest of the sophisticated classical Greek intellectual production into account. The studies performed by Nicole Loraux on the symbolic relations between the sex of tragic characters and the manner of their death on the stage, in addition to the notion of “the differential weight of the sexes” coined by Françoise Héritier, enable one to hazard an explanation, albeit partial, with regards to the attitude of the Greeks towards the female genital excreta exposing, on the one hand, the common symbolic heritage shared by the authors of different literary categories and, on the other, the explicative value of the biological, social and symbolic reality with which female pathology is endowed in Hyppocratic texts.

TáV gunaikei`a. Il sangue femminile tra medicina antica e tragedia

La letteratura antropologica documenta un elevato numero di società che dimostrano grande interesse verso gli escreti e le secrezioni corporei dei propri membri, in termini di significato, opportunità e appropriatezza delle loro manifestazioni. Tale interesse è ancor più rilevante nei confronti delle secrezioni genitali femminili del mestruo e dei lochi, le quali, per la loro regolarità e per la specificità legata al genere, costituiscono un supporto biologico formidabile per la produzione simbolica delle culture umane. Apparentemente, la cultura greca di età classica costituisce un’eccezione notevole a questa tendenza, se si eccettuano i trattati medici del Corpus hippocraticum. Per spiegare questa situazione non pare sufficiente invocare la natura “specialistica” dei testi medici, considerato lo stretto rapporto tra la medicina ippocratica e il resto della più raffinata produzione intellettuale greca di età classica. Gli studi di Nicole Loraux sulle relazioni simboliche tra il sesso dei personaggi tragici e la modalità della loro morte sulla scena, nonché la nozione di “valenza differenziale dei sessi” coniata da Françoise Héritier permettono di spiegare almeno parzialmente le ragioni dell’atteggiamento dei Greci verso gli escreti genitali femminili, rivelando da un lato il comune patrimonio simbolico condiviso dagli autori di differenti generi letterari, dall’altro il valore esplicativo della realtà biologica, sociale e simbolica che la patologia femminile conserva nei testi ippocratici.

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