ANTROPOLOGIA MEDICA E DISABILITÀ: IL GRUPPO E LE GIORNATE DI STUDIO

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Il gruppo AM&D (Antropologia Medica e Disabilità) nasce dall’incontro di ricercatrici e ricercatori intorno alla tematica della disabilità, a seguito del II Convegno nazionale della Società italiana di antropologia medica (SIAM) tenutosi a Perugia nel giugno del 2018 «Un’antropologia per capire, per agire, per impegnarsi». La lezione di Tullio Seppilli.

I lavori scientifici del gruppo, nella loro pluralità, sono uniti dal filo rosso di uno sguardo critico e de-essenzializzante, attento alle politiche di dis-abilitazione di alcune categorie di attori sociali e a quelle di riconoscimento, al disvelamento dell’abilismo incorporato, alle retoriche di empowerment, di autonomia e di indipendenza coniugate in maniera specifica all’interno dei sistemi neo-liberali. 

Il gruppo intende valorizzare lo spazio di azione della teoria e della pratica antropologica all’interno del campo della disabilità. Le prospettive di antropologia medica che perseguiamo non hanno l’intento di ri-medicalizzare o antropo-medicalizzare la questione della disabilità, ma evocano un’antropologia critico-politica del corpo, dialogica e sperimentale, incentrata sui processi di incorporazione, di ben-essere e, quindi, di salute. La disabilità emerge come un “campo”, inteso sia come spazio di riconoscimento reciproco tra gli attori sociali, sia come terreno di contesa regolato da rapporti di forza. Ne risulta evidenziata la natura innaturale e storicamente determinata della disabilità.

Il gruppo AM&D ha l’intento di impegnarsi in «attività di ricerca con finalità operative tese a fondare processi di consapevolezza e di liberazione» (Tullio Seppilli).

Le Giornate di studio “Antropologia medica e disabilità. Prospettive etnografiche”, tenutesi a Perugia l’8 e il 9 novembre 2019, sono state la prima occasione pubblica organizzata dal gruppo, a testimonianza dello spirito di collettività e condivisione, che è sia  guida che aspirazione delle nostre azioni.

Con le 28 presentazioni in programma, sono state un’occasione proficua di riflessione e di dialogo caratterizzate dall’apertura ad una prospettiva multidisciplinare, in cui hanno trovato spazio contributi non solo antropologici, ma anche sociologici e pedagogici. Ciò ha dato adito a scambi di opinioni e confronto tra “sguardi”e ha mostrato come la profondità etnografica sia in grado di restituire la complessità dei fenomeni, de-costruendo categorie, connettendo pratiche e discorsi istituzionali con le soggettività ed ha ribadito l’importanza di esercitare continuamente un’autoriflessività e un autoscrutinio rispetto alla nostra esperienza situata, al nostro essere immersi in un mondo di relazioni e al nostro coinvolgimento in attività e progetti riguardanti la disabilità. Gli interventi presentati hanno avuto la forza critica di mettere in discussione linguaggi e pratiche; categorie come quelle della “vulnerabilità” e del “funzionamento/abilità”; restituire al corpo, foriero di pratiche insorgenti, una centralità politica e sociale.

Le Giornate di studio hanno mostrato come la ricerca sia contraddistinta dall’essere un moto continuo e dal suo farsi nel farla. Abbiamo, dunque, chiuso le giornate aprendo nuovi interrogativi: come possiamo “aggredire” tecniche e linguaggi consolidati e abitudinari, per far diventare lo sguardo critico “normativo”? Come costruire collettivamente un dispositivo plurale che non si inserisce nelle istituzioni, ma che possa essere istituente e trasformativo delle stesse?

Con una modalità operativa laboratoriale, intesa come pluralità di esperienze e relazioni tra esse, cerchiamo di continuare questo cammino.