La mutanza nella “medicina popolare” tra Abruzzo e Molise: quando il malessere prende corpo
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Parole chiave

Folklore, medicina popolare, epilessia, magia, possessione, tecniche del corpo, Abruzzi

Come citare

Giancristofaro, L. (2017). La mutanza nella “medicina popolare” tra Abruzzo e Molise: quando il malessere prende corpo. AM. Rivista Della Società Italiana Di Antropologia Medica, 19(43-46). Recuperato da https://www.amantropologiamedica.unipg.it/index.php/am/article/view/410

Abstract

The mutanza in the “popular medicine” on the borderline between Abruzzi and Molise: when the illness takes body.

The essay contextualizes the gergal significance of the “mutanza”, a state of illness documented in the Abruzzi and, in particular, in the Vasto area, since the second half of the 19th century and generically referred to epilepsy. The popular imagination and the cure of this symptomatology, nowadays form a singular coexistence of medicalization and magical-religious practices, official medicine and alternative medicine, and let us hypothesize the existence of a clinical-anthropological connection with the psychosomatic phenomenon. The attribution of this symptomatology to the predominantly feminine field translates into a cultural need to “domesticate the discomfort” which can not be supplied by the biomedicine and at the same time offers the op-portunity to reflect on the transformation and reproduction of the social inequalities.

La mutanza nella “medicina popolare” tra Abruzzo e Molise: quando il malessere prende corpo

Il saggio contestualizza il significato gergale della mutanza, uno stato di malessere documentato nella cultura frentana e, in particolare, nel Vastese, già nella seconda metà del sec. XIX e genericamente riferito all’epilessia. L’immaginazione popolare e la cura di questa sintomatologia configurano, al giorno d’oggi, una singolare compre-senza di medicalizzazione e di pratiche magico-religiose, di biomedicina e di medicine alternative, facendo ipotizzare l’esistenza di una connessione clinico-antropologica col fenomeno psicosomatico. L’attribuzione di questa sintomatologia all’ambito prevalentemente femminile traduce un bisogno culturale di “addomesticazione del disagio” che non riesce ad essere preso in carico della biomedicina e, nel contempo, offre l’occasione per riflettere sulla trasformazione delle disuguaglianze sociali.

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