Il patrimonio culturale come cura pubblica. Guarire la memoria nella Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia
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Parole chiave

patrimonio culturale; memoria; cura pubblica; arte; museo; anziani; caregiver

Come citare

Costantini, M. B. (2017). Il patrimonio culturale come cura pubblica. Guarire la memoria nella Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia. AM. Rivista Della Società Italiana Di Antropologia Medica, 19(43-46). Recuperato da https://www.amantropologiamedica.unipg.it/index.php/am/article/view/408

Abstract

Cultural heritage as a public care. Healing memory in the National Gallery of Umbria in Perugia

This article deals with the theme of memory care in the National Gallery of Umbria in Perugia. The artistic heritage can reveal unexpected thaumaturgical potentialities, starting precisely from the forms of social participation to which the medicine of the mind and the elderly person has opened up, also thanks to the operative dialogue with the social sciences. The possibility of transformation lies in the artistic process that is declined on the seduction side and in its experiential and emotional effects, in an aesthetic dimension that reconnects entirely to human experience, restoring beauty to its original source. These are efficacies that invest the dimension of art itself, in its case of aura-religious and ritual machine.

Il patrimonio culturale come cura pubblica. Guarire la memoria nella Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia

L’articolo affronta il tema della cura della memoria in Galleria nazionale dell’Umbria. Il patrimonio artistico può rivelare inattese potenzialità taumaturgiche, attivandosi proprio a partire dalle forme di partecipazione sociale alle quali la medicina della mente e della persona anziana si è andata aprendo, anche grazie al dialogo operativo con le scienze sociali. La possibilità di trasformazione risiede nel processo artistico che si declina sul versante della seduzione e nei suoi effetti esperienziali ed emotivi, in una dimensione estetica che si riconnette interamente alla esperienza umana, restituendo la bellezza alla sua fonte originaria. Si tratta di efficacie che investono la dimensione dell’arte stessa, nella sua fattispecie di aura-religiosa e di macchina rituale.

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